Che cos’è il capitale di debito?
In una società come quella in cui viviamo oggi, gestire un’azienda significa rischiare, investire, cambiare. Per farlo, nella maggior parte dei casi, è necessario indebitarsi, cioè chiedere liquidità a banche e finanziarie per poter dare forma agli investimenti finalizzati alla crescita. Nell’immaginario collettivo il “debito” è spesso interpretato come qualcosa di negativo, un modo di vedere fuorviante e che non spiega esattamente cosa significhi per un’azienda farsi prestare del denaro.
La verità è che non tutti i casi di indebitamento sono pericolosi per la continuità aziendale e, quindi, laddove vi sia una gestione saggia e rivolta al futuro degli affari, il debito si rivela l’unica strada vantaggiosa per raggiungere gli obiettivi di crescita. Diversamente quando un’azienda prende impegni di debito più grandi di quelli che può effettivamente coprire, ci troviamo dinanzi ad una gestione incauta, per la quale le conseguenze possono essere decisamente disastrose.
È qui che entra in gioco il concetto di “capitale di debito”, cioè una fonte che copre le spese non coperte dalle entrate di cassa. Scopriamo meglio di cosa si tratta.
Capitale di debito: come si compone
Il capitale di debito di un’azienda rappresenta una fonte di finanziamento che proviene da soggetti esterni all’impresa. Si tratta di crediti di varia natura che l’azienda utilizza per supportare la propria cassa, ma che dovranno essere restituiti entro una certa scadenza, con o senza interessi.
Si tratta di uno strumento di finanziamento primario per l’impresa e che, quindi, diventa necessario quando non è possibile coprire tutti i costi e gli investimenti con le entrate in cassa o con i mezzi propri.
Si compone di due diverse tipologie: il debito di funzionamento e il debito di finanziamento. Il primo è legato alle attività quotidiane dell’impresa e comprende il finanziamento di fornitori, stipendi dei dipendenti e altri costi operativi. Il debito di finanziamento, invece, è collegato alla necessità di finanziare investimenti a lungo termine, come l’acquisto di attrezzature o la realizzazione di nuovi progetti.
Imparare a distinguere tra queste due tipologie di debito aziendale è fondamentale per comprendere il loro impatto sul bilancio dell’impresa e prevenirne gli effetti negativi. Per maggiore chiarezza approfondiamo le differenze qui di seguito.
Debito di funzionamento
Il debito di funzionamento è un valore rappresentato dall’insieme di debiti che un’azienda contrae con i suoi fornitori.
In pratica nel ciclo produttivo di un’impresa è prassi comune ricorrere a servizi e beni esterni, tipo le materie prime, per fare un esempio. Il punto è che questo genere di risorse non viene quasi mai pagato alla consegna, anzi, il più delle volte i pagamenti sono dilazionati nel tempo. Di conseguenza tale dilazionamento va ad inserirsi tra i debiti di funzionamento, anche detti “debiti commerciali”, cioè capitali di terzi che servono all’azienda per consentirne il regolare esercizio. Tali debiti, in conclusione, non sono finanziari ma strumentali.
Il debito di funzionamento è molto importante per molte ragioni, tra cui per il cashflow di un’azienda.
Debito di finanziamento
Il debito di finanziamento rappresenta invece l’ammontare complessivo dei crediti finanziari che un’impresa riceve da banche e istituti di credito. È composto da prestiti e finanziamenti che devono essere rimborsati entro una certa scadenza, unitamente agli interessi bancari.
Tale debito viene inserito tra i debiti di finanziamento (o debiti finanziari) nel bilancio aziendale e viene generalmente suddiviso in capitale di debito a breve termine e capitale di debito a medio-lungo termine, a seconda della durata.
Quando un’impresa richiede un prestito alla banca, infatti, può scegliere tra diverse opzioni: può optare per finanziamenti a breve termine, come un fido bancario, o per finanziamenti a medio-lungo termine, come un mutuo per l’acquisto di macchinari.
Tale debito, tuttavia, può causare delle criticità al flusso di cassa dal momento che prevede la restituzione di interessi e, quindi, costituire un aggravio ulteriore dal punto di vista delle uscite.
Differenza tra capitale di debito e capitale di rischio
Anche la differenza tra capitale di debito e capitale di rischio è fondamentale per una gestione di cassa efficiente. Tuttavia spesso viene confusa, soprattutto da coloro che muovono i primi passi nel mondo dell’imprenditoria.
Nello specifico ci riferiamo al capitale di debito come un’opzione di finanziamento tramite cui l’azienda ottiene denaro in prestito da banche e istituti di credito. Questo presuppone che l’azienda debba restituirlo entro una certa scadenza, insieme agli interessi bancari. Il capitale di debito, quindi, costituisce effettivamente un rischio per l’azienda in quanto un indebitamento troppo elevato può causare instabilità del flusso di cassa.
Il capitale di rischio, invece, rappresenta l’investimento effettivo di denaro da parte di terzi nell’azienda, cioè denaro che entra a far parte del patrimonio dell’azienda e non deve essere restituito con gli interessi. In pratica, è rappresentato da ciò che l’azienda usa per coprire l’indebitamento e, a conti fatti, rappresenta un rischio per gli investitori stessi.
Qual è la differenza, quindi? Sebbene entrambi i capitali possono provenire da soggetti terzi, quello di debito rimane di proprietà della banca o dell’istituto finanziario che lo ha erogato. Quello di rischio, invece, costituirà parte del patrimonio dell’azienda.
Calcolare la redditività del capitale di debito: cosa è importante sapere
Il capitale di debito è fondamentale per gestire e bilanciare il flusso di cassa e, come abbiamo visto, è spesso affiancato da costi aggiuntivi, come gli interessi sui finanziamenti bancari. Parliamo di costi non indifferenti e che, in quanto tali, possono influire sulla redditività dell’azienda, motivo per cui devono essere opportunamente calcolati. Per farlo si può procedere tramite l’indice di bilancio, tecnicamente denominato “return on debts” (ROD).
Il ROD si calcola prendendo in considerazione tutti i finanziamenti ricevuti dalle banche, dagli istituti di credito e da soggetti terzi, nonché tutti gli oneri finanziari come gli interessi passivi e altri costi di gestione.
Il valore del ROD, espresso in percentuale, indica il costo dell’indebitamento e dovrebbe idealmente essere inferiore al return on investment (ROI).
Se il costo dell’indebitamento supera il ritorno degli investimenti, quindi, sarà necessario gestire il capitale di debito con maggiore attenzione per evitare la compromissione della continuità aziendale.
Come monitorare il capitale di debito con un software su misura
A questo punto ti sarà chiaro che per una gestione efficiente delle finanze aziendali è necessario monitorare numerosi aspetti e, tra questi, anche il capitale di debito. Per farlo bene, tuttavia, occorre avere una certa dimestichezza con una grande varietà di indici e valori. Si tratta di un lavoro complesso e delicato che, per tali ragioni, andrebbe delegato ad un software aziendale come Cashflow.
Strumenti di questo tipo, al giorno d’oggi, sono fondamentali per supportare chi gestisce le redini di un’azienda e, quotidianamente, ha il delicato compito di prendere decisioni importanti per mandarla avanti.