DSCR: cos’è e perché è utile per individuare la crisi di impresa
DSCR è l’acronimo di Debt Service Coverage Ratio. Si tratta di un indice utilizzato da imprese, commercialisti, revisori contabili e banche per individuare in anticipo l’eventualità di una crisi d’impresa. Di conseguenza aiuta a verificare quella che, nel gergo, è nota come sostenibilità dei debiti da rimborsare.
Tale indice figura nella Riforma della Crisi di Impresa, vasto impianto normativo finalizzato ad offrire alle aziende una serie di strumenti di controllo utili a diagnosticare in modo preventivo lo stato di crisi, ovvero di difficoltà che potrebbero ostacolare la continuità aziendale.
Dopo la Riforma della Legge Fallimentare, quindi, il nuovo Codice della Crisi di Impresa e dell’Insolvenza si è impegnato formalmente a disporre le aziende e le organizzazioni di una serie di indici di allerta, tali da tutelarle dinanzi all’eventualità di una crisi di liquidità. Tra questi, per l’appunto, figura il DSCR, un indice che lo stesso consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili è in grado di padroneggiare per sostenere le imprese nel condurre in modo sano i loro affari.
A cosa serve il DSCR?
Come anticipato il DSCR è un indice, ovvero un rapporto che misura la sostenibilità finanziaria di un debito aziendale. Per la precisione si tratta di un rapporto di copertura del debito in grado di valutare la capacità futura, ovvero nei sei mesi a seguire, di poter onorare un debito finanziario in base ai flussi di cassa generati.
Esso si compone da un numeratore ed un denominatore in cui figurano, rispettivamente, il cash flow operativo e quello al servizio del debito. Tale rapporto investe un ruolo fondamentale per la continuità aziendale dal momento che ci fa capire, molto semplicemente, se disponiamo o meno di un ammontare di cassa sufficiente ad onorare dei debiti contratti.
È un indice di derivazione bancaria, conosciuto anche come “Indice di Bancabilità” che viene utilizzato anche dalle stesse banche quando si attivano per valutare la capacità di un debitore di restituire il debito contratto.
Di questi tempi se ne sente parlare molto spesso proprio perché il Codice della Crisi di Impresa e dell’Insolvenza ne ha previsto l’istituzione formale, con lo scopo di analizzare in modo preventivo lo stato di salute o di difficoltà delle organizzazioni economiche e commerciali.
Come si calcola?
Il calcolo del DSCR è molto semplice. Difatti è sufficiente mettere a rapporto il cash flow o flusso di cassa con gli impegni finanziari assunti dall’azienda, o meglio, dalla quota capitale e dall’interesse che dovranno essere rimborsati alla banca in un preciso arco temporale.
Il periodo di tempo, in particolare, equivale al semestre successivo all’analisi e, pertanto, l’indicatore viene definito come un parametro di valutazione dell’indebitamento in ottica “prospettica”, cioè previsionale.
È ovvio che aziende e PMI non sono solite calcolare questo valore con carta e penna, pur essendovi la possibilità. Piuttosto tale calcolo viene affidato a revisori e commercialisti o a chi ne fa le veci, a seconda del tipo di struttura aziendale e di organizzazione interna.
Al giorno d’oggi, tra l’altro, è possibile far riferimento a software e strumenti di rendicontazione molto precisi, utili ad eseguire calcoli complessi ed elaborati proprio come quello del DSCR. In particolare ci riferiamo ai software come Cashflow e, quindi, capaci di offrire panoramiche in tempo reale comprensive di entrate, uscite e di integrare tra loro una grande varietà di dati in modo automatizzato.
I valori “sani” del DSCR
Il calcolo del DSCR può dar luogo a tre diverse tipologie di risultati, ovvero quello maggiori, minori ed uguali ad 1.
In particolare quando il rapporto tra cash flow e debito è minore di 1 sarà ragionevole presumere l’eventualità di una crisi di impresa. In questo caso si ritiene l’impresa incapace di far fronte a nuovi debiti rispetto ai flussi di cassa che saranno generati. Ne consegue che non sia per nulla raccomandabile prendere nuovi impegni finanziari e debitori e che, piuttosto, sia necessario intervenire per risollevare la condizione del flusso di cassa in positivo.
Se il rapporto dà luogo ad un valore maggiore di 1, invece, l’impresa si trova in una condizione generalmente positiva, ossia ideale per fare nuovi investimenti di crescita in base alla previsione di cash flow su base semestrale. È ovvio che questa considerazione vale a livello generale perché la solidità degli investimenti rispetto al flusso di cassa dipende anche dall’ammontare del debito.
In generale l’indice bancario sano dovrebbe sempre oscillare tra l’1,20 e l’1,30, un rapporto che, tuttavia, dipende sempre dal profilo di rischio del progetto, direttamente proporzionale al livello del debito.
Infine in caso il rapporto del DSCR sia uguale a 1 si ritiene che l’impresa non dispone di ulteriore cash per investimenti o futuri dividendi. In particolare questo risultato evidenzia che il cash flow operativo dell’azienda, al momento e nei prossimi sei mesi, è interamente assorbito da precedenti impegni finanziari, motivo per cui non è auspicabile avviarne di nuovi.